Stoner, di John Williams
Ci sono libri che vantano storie avvincenti e personaggi epocali, romanzi che non ti lasciano mai più in pace, storie che ti investono e attraversano, e ti stendono a terra, lasciandoti lì, tremolante, con i brividi e la lingua serrata tra i denti.
Stoner di John Williams non ha niente di tutto questo. Non ha una storia incalzante, di quelle che non riesci ad abbandonare nemmeno per mangiare o per dormire. Non ha personaggi poi così anormali o particolari, niente di caratteristico o straordinario.
Stoner parla di una vita qualsiasi. Opaca e tiepida, senza particolari sapori, odori o momenti esaltanti. È piuttosto la storia di un uomo qualunque e della tragica mediocrità da cui non riesce a fuggire.
Ci sono i leccapiedi, gli egocentrici, i conservatori, gli apatici e gli approfittatori, tutta gente che in un modo o nell’altro si incontra nelle mille pieghe della vita. Il protagonista, William Stoner, è uno di quelli che passano inosservati.
Il fatto è che tutta questa normalità è raccontata con maestria fragile e timida, quasi fosse stata scritta in punta di piedi, come per rendere speciale ogni pagina e concedere ad ogni istante della lettura tutto il rispetto che merita.
Senza eccedere in virtuosismi letterari e senza costruire intrecci complicati o avvincenti, John Williams prende la penna e descrive la trasparenza della vita con l’inadeguatezza e la debolezza di un personaggio fatto, quasi, di seta.
Stoner è una storia che continua a sussurrati parole di conforto anche molti giorni dopo aver terminato la lettura. E anche a distanza di settimane, mi capita di incontrare il pensiero di un uomo che nella letteratura ha trovato una certa idea di quiete. Non di serenità. Di quiete.
La nebbia tratteneva il fumo della spazzatura, che bruciava nei cortili sul retro, e mentre camminava lento nella sera, respirandone l’odore e sentendo sulla lingua il sapore tagliente dell’aria, gli parve che quel momento fosse abbastanza e che non avesse bisogno di molto di più.
Difficile fare una classifica dei miei romanzi preferiti, ma se in un numero finito dovessi inserire i più importanti, abbandonando tutti gli altri, beh, questo libro sarebbe uno dei primi che sceglierei. Per il semplice fatto che, come dicevo, non finisce li all’ultima pagina, ma continua a vivere assieme a te. Sembra incredibile ma è effettivamente così.
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