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word as image - ji lee

Le immagini valgono più delle parole? Io non credo.
Più delle parole valgono i fatti, secondo alcuni, ma questo è un altro discorso.

In comunicazione, immagini e parole, non si trovano le une contro le altre, giocano piuttosto nella stessa squadra. Ci sono le volte in cui si comunica solo per immagini, grazie a campagne pubblicitarie fortemente espressive, o in altri casi solo con le parole.

A dirla tutta oggi le parole sono anche immagini. Questione di font, di grandezze, di grazie, di punteggiatura e di interlinee. O ancora, l’assenza di immagini è a sua volta una scelta grafica, anche fortissima. Continua a leggere

vincent van gogh - mangiatori di patate

Uno con il talento di Vincent Van Gogh, oggi, potrebbe lavorare come art director per brand come Mulino Bianco, ad esempio.

Basta guardare il famoso dipinto “I mangiatori di patate”. Ora, io non sono né un intenditore né un critico, ma il pennello denso e furioso di Van Gogh riassume tutti i concetti di grafica e comunicazione che servono per creare l’identità di un brand. Come se 130 anni di storia fossero una manciata di istanti.

Mi ci sono imbattuto cercando immagini rurali su Google, e quando ci ho posato gli occhi davanti ho subito intuito qualcosa di perfetto nella scelta dei colori. Ero tentato a cercare subito una spiegazione dell’opera, ma ho preferito, invece, provare a scriverla, io che in storia dell’arte, come dicevo, non sono granché. Ma per quanto riguarda il messaggio pubblicitario, qualcosina in più la posso dire. Continua a leggere

Milano quel giorno era più bella che mai: c’era poco traffico e poca gente e quella poca che era a spasso sembrava che avesse profonde motivazioni per farlo e un grande amore per la città, turisti e abitanti che fossero.

Per scrivere una frase come questa bisogna percepire cose speciali in tutti i segni del quotidiano, vedere storie e magie dove nessuno le vede. Magari è una questione di odori, o dell’osservare la gente che passeggia per la strada, o i riflessi del sole sui vetri dei palazzi, i suoni della città, magari anche i silenzi – prova a cercarli, a Milano, ti giuro che ci sono -, il toccare i viscidi paletti della metro, cose così. Che poi sono storie, e permettono di raccontare una certa meraviglia. Continua a leggere

Fiat è una storia, un brand in cui le famiglie si riconoscono. Un pezzo d’identità italiana che profuma di quotidiano e fatica. FCA è invece il finale, non lieto, di quella storia. E profuma di abbandono e rinuncia. Fiat non è mai stato un marchio di lusso e innovazione, come Mercedes, ma ha sempre rappresentato una certa tradizione, che viene da lontano e che ha fatto parte di milioni di persone qualunque.

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Se usiamo il termine crowdfunding passiamo per furbi e innovatori, se invece parliamo di colletta passiamo per poveracci. Un meeting è più professionale di una riunione, e un lunch di lavoro è più esclusivo di un pranzo tra colleghi. L’engagement hai il retrogusto di strategia mentre il coinvolgimento ha a che fare con qualcosa di personale. Vintage è alternativo, mentre antico fa odore di miseria. Un trend è una moda a portata di tutti, mentre una moda, forse, è qualcosa per pochi. Se parliamo di reason why veniamo ascoltati con attenzione e curiosità, ma appena pronunciamo le nostre ragioni passiamo dalla parte di chi ha torto o è in svantaggio. Continua a leggere

Ci sono parole che andrebbero bandite dalla lingua italiana per almeno un paio d’anni. Parole che affollano il mondo della pubblicità, della radio, della tv e soprattutto della politica. Sono dei tormentoni linguistici che provocano seri danni alla comunicazione. Il termine più odioso, come segnala anche Massimo Birattari in “È più facile scrivere bene che scrivere male”, è criticità. Ascoltate le interviste dei nostri parlamentari e provate a farci caso: criticità territoriali, occupazionali, criticità nel tratto autostradale e tante altre tipologie di criticità, delle più creative. Stop! Creatività è un altro tormentone. Le agenzie pubblicitarie ne fanno grande uso in autocelebrazioni come “siamo un’agenzia giovane e creativa”, “offriamo soluzioni creative”, “la creatività è il nostro punto di forza”. Su LinkedIn, addirittura, chiunque può aggiungere la voce creativity alle proprie competenze ed esperienze.

Oltre ai singoli termini, ci sono delle espressioni che riempiono di parole senza significato il parlato e lo scritto quotidiano: soluzioni concrete è la migliore. Le banche offrono soluzioni concrete, mica ti fregano – ci tengono a precisarlo, si sa mai. Ma allora perché le usiamo? Perché siamo insicuri, crediamo che un lessico apparentemente ricercato ci dia una certa credibilità, ma purtroppo ci rende imprecisi e logorroici.

Due guru della comunicazione italiana, come il già citatato Massimo Birattari e Luisa Carrada, bocciano un’abbondante quantità di parole ed espressioni: esclusivo, prestigioso, creativo, trasgressivo, provocatorio, scomodo, impietoso – lui; coniugare, contaminazione, contesto, lavoro di gruppo, mediatico, momento di, monitorare, qualità della vità, riscoperta, segnale forte, significato simbolico, società civile, strumenti concreti, tempi tecnici, territorio – lei. A queste aggiungo: auspicare, stress, design, immagini d’impatto, potenzialità, molteplicità e ottimizzazione.

Queste parole andrebbero evitate in virtù di un linguaggio chiaro e preciso, e onesto, che non si perde e non si nasconde dietro alle criticità dell’italiano.

ifridge e ifridge mini

Con i nuovi frigoriferi Apple puoi fare la spesa quotidiana direttamente dall’App Store. Compri insalata e prosciutto direttamente dal tuo iFridge o anche da iPhone e iPad con l’app iKitchen. Nelle due diverse dimensioni, che compensano ogni realtà culinaria, iFridge e iFridge mini tengono in fresco tutti i cibi che scarichi, e rendono l’esperienza del fare la spesa più veloce e meno noiosa.

I nuovi frigoriferi Apple fanno dimenticare i carrelli del supermercato, le pesanti casse d’acqua, le buste ecologiche che si sfondano continuamente, i parcheggi impossibili e le code alla cassa. Tramite connessione Wi-Fi scarichi tutto quello che ti serve, l’App Store è già ricco di prodotti dei più importanti brand alimentari.

L’illuminazione LED all’interno permette una facile visione di ogni comparto, anche dei cassetti più piccoli e del congelatore iFreeze, limitando il consumo elettrico. Con l’upgrade del nuovo sistema operativo Kitchen Lion, già disponibile per tutti i dispositivi Apple, puoi insegnare al tuo iFridge a preparare la colazione, con yogurt, una fetta di pane con marmellata o Nutella ed un frutto fresco ogni mattina.

Alla sera imposti la colazione che desideri e al tuo risveglio è già pronta, con pane già tagliato, Nutella già spalmata e mela morsicata.

Me lo avevano già detto all’università, un professore di Costruzione del Messaggio Pubblicitario una volta mi disse qualcosa tipo

i libri che promettono di insegnare a diventare creativi, a scrivere bene e a persuadere le persone, sono tutti un lungo bla bla bla.

Quel professore mi aveva segnalato un solo testo, uno soltanto, datato 1962: Confessioni di un Pubblicitario di David Ogilvy. In un modo pazzesco, quel professore aveva ragione. Anche dopo la laurea ho continuato a studiare, investire tempo e denaro in libri di ogni genere, e ho scoperto che tra quelli di content marketing  e scrittura creativa non c’è alcuna differenza. Tutti riportano più o meno gli stessi esempi, stesse citazioni (anche di Confessioni di un Pubblicitario), e stesse promesse.

Non ne comprerò più uno che parli del mio lavoro. Almeno per un po’. Studierò invece tutti i contorni di esso. Un workshop di scrittura comica per racconti brevi e copioni teatrali, diretto da Stefano Benni, mi ha insegnato molte più cose sul mondo pubblicitario che le milioni di pagine dei libri didattici. Molti romanzi che ho letto, soprattutto i classici, si sono rivelati i migliori insegnanti, i migliori esempi. Credo che non ci sia nessuno che può insegnarti cose come lo stile, il gusto, la punteggiatura. Queste sono cose che maturano nel tempo, in base alle esperienze della vita, alle persone con cui ci si relaziona, ai libri. Quei libri. Quelli che non nascono a scopo didattico ma raccontano la mente di uno scrittore, un romanziere. Quelli che in una sola frase rinchiudono il senso di un intero discorso:

L’unica cosa importante è scrivere bene.

Facile a dirsi. Ma è tutto li. Credo che nessuno si debba mai permettere di dirti cosa scrivere, e come farlo. Quello che si può imporre, al massimo, è di scrivere in maniera corretta. Lo stile appartiene ad ognuno di noi, ed è unico. Poi tra le mille pieghe della vita lo si infarcisce con le influenze degli scrittori, attori, registi o inventori che ci hanno emozionato. Si, anche gli inventori, e i matematici. La vita di Nikola Tesla mi ha emozionato: lui voleva scoprire un’energia unica, l’etere, capace di comprendere e magari sostituire tutte le altre forme di energia in natura. Proprio come ridurre tutti i concetti, i libri e i metodi sullo scrivere in un’unica frase: scrivere bene. Una frase di due parole e 13 caratteri, tanto per azzittire anche Twitter.

Scrivere bene. Quello che vuoi, quello che devi, dalle email agli sms, dal biglietto d’amore al graffito sul muro. Scrivere bene. Metterci tutti gli aggettivi che si vuole, per poi capire quali servono davvero e quali no. Scrivere bene e leggere ad alta voce. Leggere come se fosse l’ultimo grappolo di parole che ci passa sotto gli occhi. Scrivere come se fossero finite tutte le parole del mondo. Scrivere e leggere ad alta voce, per capire se le frasi scorrono con una certa eleganza e una ricercata precisione.

Scrivere bene. A farla breve. Scrivere.