Spigoli e forme rovesciate
Ci sono parole nostalgiche come lontano, o parole lontane come nostalgia. Pensieri che si pronunciano sempre allo stesso modo, come “fuori piove”. O sostantivi che non si pronunciano mai a voce alta, come cancro. Parole odiose come spigolo e altre prive di peso come foglia. Che poi l’odio per uno spigolo dipende dal peso con cui ci si va a sbattere. E il peso di una foglia è direttamente proporzionale all’odio verso una stagione, o al come si accoglie nel cuore il mese di settembre, quello che più di ogni altro porta con sé un certo senso di cambiamento. Fuori e dentro. Nei colori e nelle trame. Nelle temperature e nelle strade, sempre le stesse, solo più umide. Di pioggia e di sole. Quei giorni che piove con il sole, e tutto sembra una follia. Con l’arcobaleno che è la più grande beffa in natura. Se ne sta lì a forma di sorriso rovesciato, un segno di tristezza e ingiustizia ma pieno di colori. Un’espressione triste che ha più senso guardarla stando a testa in giù, con i piedi verso il cielo. Bisogna guardarlo al contrario per riconoscere un sorriso. Che poi questa è anche una metafora di molte altre situazioni della vita. Basta guardarle sottosopra per trovarne un senso, nostalgico e lontano.
Che spettacolo questo cielo, Davide!
L’hai scattato tu? Dov’eri?
no, non l’ho scattato io, ma è un vero spettacolo 🙂