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I brand raccontano chi sei più di quanto credi.
Te li porti addosso e non ne puoi fare a meno. Ti mancano quando non sono con te, e non sono sostituibili. Quasi avessero un’anima. Ecco perché si chiamano lovemarks.

Ognuno ha i suoi. Anche chi si definisce no logo. Basta aprire il suo frigorifero, o frugare nella sua borsa, o guardare la marca delle sigarette.
Io ho i miei, che sono molto bravi a parlare di me.

Moleskine, è il taccuino più famoso del mondo. Già la parola taccuino mi fa impazzire – bellissima da pronunciare – ma non è tutto qui, ovviamente. Moleskine invita a raccontare grandi storie, o almeno abbozzarle. Quasi un tributo alla creatività. È questo che amo, assieme all’odore della carta, alla morbidezza delle pagine e agli adesivi nelle special edition. Continua a leggere

Per scrivere un post di 140 caratteri bisogna trovare 140 caratteri perfetti che insieme raccontano una storia breve ridotta all’essenziale.

Ridurre una storia all’essenziale significa sgrassarla da tutte quelle finezze lessicali che creano uno stile e danno un ritmo alla lettura.

Spaziature e punteggiatura sono caratteri. In questa frase ci sono nove spazi e un punto. Quindi vanno dosati sia i caratteri che le parole.

I più bravi, possono provare ad aggiungere virgole, punti e punti e virgola; basta fare attenzione a non farcire eccessivamente un concetto.

Poi c’è la delicata questione dei link, delle immagini e degli hashtag, che riducono parecchio il numero di caratteri a nostra disposizione.

Per ogni hashtag bisogna inserire un cancelletto, con il segno #, e quest’azione ruba un carattere. Troppi hashtag sono graficamente brutti.

La differenza tra Twitter e Facebook è la stessa che c’è tra Led Zeppelin e Deep Purple: tutta questione di stile, eleganza ed egocentrismo.