ITA Airways e il logo che non vola

Da quando è stato presentato il rebranding di Alitalia, copywriter e art director di tutto lo stivale hanno lasciato scorrere le dita sulla tastiera con commenti di ogni tipo: utili, inutili, sarcastici, brillanti eccetera. Non è mancato il classico “con 30 mila lire il mio grafico lo avrebbe fatto meglio”, ma ci sta, fa parte del gioco, e del web. 

Giudicare un logo è sempre un bagno di sangue, soprattutto se non si conoscono il brief e le forze in campo coinvolte. Esattamente come accade in molti altri contesti, si scrive si parla e si grida senza sapere esattamente come stanno le cose. Succede.

Per quanto riguarda il rebranding di Alitalia, ci troviamo oggi un nuovo marchio, con un nome che fa discutere, ITA Airways, e un logo che fa infuriare, questo.

Ora, non mi voglio intromettere nelle rumorose (ma divertenti) chiacchierate che si trovano online (su Roba da Grafici ce ne sono di interessanti), ma un’idea me la son fatta. Non si tratta di un giudizio, ma di una cosa che vedo, anzi, che non vedo più: questo nuovo logo, non vola.

C’è chi lo vede sbilanciato, chi parla di una T troppo evidente, o di soluzione frettolosa e banale. Ecco, queste cose io non le so, anche se un po’ di sbilanciamento a sinistra lo vedo. Ma dicevo, non vola. 

Alitalia, come dimenticarti?

Parto dal vecchio marchio: Alitalia. Pensiamo al nome: Ali + Italia. Le ali permettono il volo, Italia indica il paese di riferimento. Il brand name è ben progettato, suona bene, non c’è che dire, visivamente vola per davvero perché è la coda di un aereo.

Sembra quasi muoversi. Sul serio, è una questione di grammatica visiva: se prendiamo la prima lettera dell’alfabeto, la A, maiuscola, cosa vediamo? Intendo cosa vediamo oltre alla singola lettera? Un triangolo? Un vulcano? La punta di una matita? Le vedete queste cose?

Ora incliniamo quella A, mettiamola in italic. Cosa vediamo ora? Una pinna di uno squalo? O magari un’ala? Riuscite a vederla? Ecco perché il logo di Alitalia volava, era in italic, e l’italic esprime movimento. La forma di un’ala richiamava il volo, non serve un genio per capirlo, quindi ha perfettamente senso costruire un marchio che richiami i concetti di cielo, aria, velocità, volare. Ha senso eccome, e molte aziende di trasporto aereo ricorrono a questa soluzione.

L’utilizzo dell’italic per trasmettere il senso di movimento e velocità viene impiegato anche fuori dal settore aereo. Basta che qualcosa si muova e tac, ecco che spiccano i marchi in corsivo: Trenitalia, Formula 1, MotoGP, SDA Poste Italiane eccetera. Che si tratta di corrieri, linee ferroviarie, compagnie aree o campionati di velocità, piombano brillanti soluzioni in italic. Mica male, vero?

Certo, si potrebbe fare meglio, sempre, ma ora restiamo sul logo di ITA Airways, che non vola. L’ala rossa presente all’interno della A non dà velocità, non dà movimento, non vince la forza di gravità. E il logo non decolla. Proviamo a confrontare i tuoi luoghi, il nuovo e il vecchio, al di là del “mi piace – non mi piace”, notate la differenza visiva? È come se il team che ha progettato e confermato questo logo avesse paura di volare.

Da questa micro analisi, che non tiene conto del brief, delle persone coinvolte, delle esigenze e bla bla bla, c’è una cosa importante da tenere a mente: le parole sono anche qualcos’altro: sono immagini. E possono vincere la forza di gravità. Possono volare, precipitare, correre, ed esprimere il peso, la velocità e qualunque benefit di un marchio o prodotto, persino l’invisibilità. Sul serio.

Quindi le parole sono anche immagini, e le immagini parole. E il marchio Alitalia ci mancherà. Al di là di tutti i casini per cui viene ricordato, nel cuore di noi copywriter e art director avrà sempre un posticino comodo e facilmente raggiungibile dalla nostra memoria.