Spacciatori di parole
Gli spacciatori di parole vendono frasi fatte e testi scontati a prezzi convenienti, frasi sporche come siringhe multiuso. Sono spacciatori che non sanno nascondersi bene, dietro ogni pagina c’è l’ombra del proprio ego e della rassegnazione che spunta di poche battute dalle righe. Con virgole e punteggiature affilate si difendono dagli attacchi dei clienti migliori, quelli che si sparano in vena dosi affilate di parole di contrabbando, bodycopy pieni di menzogne, slogan accattivanti e personaggi ben riusciti. Gli spacciatori di parole sono quasi fantasmi, mai abbastanza trasparenti e mai troppo silenziosi, scrivono di giorno storie urbane con grafia elegante e grammatica puntigliosa, descrivono di notte un mucchio di situazioni assurde e complicate che rilegano con maniacale cura in una cartella segreta del proprio computer. Archiviano bozzano e impastano appunti su Moleskine con scritto, in copertina, gettami nel fuoco. Si nascondono dietro falsi nomi, copywriter, ghost writer, web writer, addirittura scrittori creativi. Ma gli spacciatori sono sempre spacciatori, qualsiasi abito indossino, qualsiasi nome scelgano per camuffarsi. Ma come già detto, non sono bravi a nascondersi. Non sono nemmeno bravi a scrivere se non quando, di tanto in tanto, decidono di farlo sul serio, senza soldi scambiati in uffici grotteschi ma solo con l’ambizione, l’ambizione, di scrivere una frase e una soltanto, che indica la direzione verso la loro anima e al contempo la distanza, una lunghezza di stili e paragrafi, dal punto esatto in cui si trovano e l’orizzonte della letteratura. Quella priva di link e grassetti.
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