L’Umbria, i meteoriti e la scomparsa dei dinosauri
Questa storia inizia qualche anno fa, più o meno nel 2018, anno in cui ho letto per la prima volta “Breve storia di (quasi) tutto”. L’ho riletto di recente perché alcuni suoi passaggi non hanno mai smesso di tormentarmi. Uno di questi si trova tra le pagine in cui si parla di paleontologia, dove viene menzionato un sito di grande interesse scientifico; a Gubbio, appunto. Me lo sono studiato bene, poi mi sono rivolto a mia moglie: andiamo in Umbria nel week end?
“Breve storia di (quasi) tutto”, il libro
Si tratta di un’opera di divulgazione scientifica fuori dal comune. Scritta con la semplicità e l’ironia di cui l’autore americano è capace, parla di quasi tutto ciò che sappiamo sull’astronomia, la geologia, la fisica, la geografia e altre scienza, e su come siamo giunti a saperlo. Chi ha scoperto cosa, e come ci è riuscito, quali difficoltà ha incontrato, con quali scienziati si è scontrato (anche in modo piuttosto aspro) eccetera. Il libro contiene dunque storie di scienziati e scoperte, fallimenti e colpi di genio; messe tutte insieme, costruiscono la storia del mondo.
Ad esempio, sull’origine del nostro pianeta ci sono pagine piuttosto interessanti, le mie preferite sono quelle in cui l’autore parla dei dibattiti tra gli scienziati riguardo le dimensioni dell’universo e l’età della Terra. Su quest’ultimo argomento, ad esempio, Bryson descrive i tentativi più e meno goffi di trovare un numero credibile per la comunità scientifica. C’era chi sparava “centomila anni!”, chi si allargava esclamando a gran voce “un milione di anni!” senza avere dati realistici. Si andava un po’ a caso fino a metà del secolo scorso. Sul serio.
Pazzesche poi le pagine dedicate alla geologia e paleontologia, dove si legge dei primi ritrovamenti fossili, quando ancora nulla si sapeva dei dinosauri. Ma ci pensi a come deve essere rimasto il tizio che, scavando il terreno, forse alla ricerca di pietre preziose, s’è ritrovato lo scheletro di un brontosauro? Qualcuno addirittura riteneva che queste bestie esistessero ancora in qualche angolo sperduto del mondo, e questo qualcuno ha perso l’intero patrimonio di famiglia per dimostrare che i mammut fossero ancora vivi (storia vera e documentata, bellissima, tra l’altro).
Stessa cosa per quello che riguarda l’universo: quant’è grande? E come facciamo a saperlo? Chi ha scoperto che i pianeti si stanno allontanando tra loro? E come lo ha capito? Le risposte a queste domande sono storie, entusiasmanti e persino divertenti.
In Umbria, il luogo di una scoperta incredibile
Ad un certo punto il libro affronta il tema ‘dinosauri’. Quando si sono estinti? E come? Qui inizio il mio viaggio verso l’Umbria. Il fatto è che fino agli anni ’70 si pensava che i dinosauri si fossero estinti lentamente nel giro di qualche milione di anni, forse per cause naturali, niente meteoriti insomma. Oggi invece sappiamo benissimo che si sono estinti in seguito ad una catastrofe dovuta ad un impatto meteoritico. Ok, ma come facciamo a saperlo? Chi ha scoperto questa cosa?
In sintesi, è accaduto questo:
Al principio degli anni Settanta, Walter Alvarez stava conducendo alcune ricerche sull’Appennino umbro, in una valle pittoresca nota come gola del Bottaccione, vicino a Gubbio, quando fu incuriosito da una sottile banda di argilla rossa che divideva due antichi strati calcerei, uno risalente al cretaceo, l’altro al terziario. Si tratta di un punto noto in geologia come il confine KT e segna il momento – corrispondente a sessantacinque milioni di anni fa – in cui i dinosauri e circa metà delle altre specie animali allora esistenti scompaiono all’improvviso dalla documentazione fossile. Alvarez cominciò a chiedersi che cosa ci fosse in quella sottile lamina d’argilla di sei millimetri scarsi, in grado di spiegare un frangente così drammatico nella storia della Terra.
A questo punto della storia, Walter Alvarez chiede aiuto al padre Luis, un fisico; insieme portano i campioni raccolti in Umbria nel laboratorio di Frank Asaro, in California, e lì avviene la scoperta sorprendente: i campioni mostrano una quantità enorme di iridio, elemento raro sulla Terra ma abbondante sui meteoriti. Continuo con le parole di Bill Bryson:
La quantità di iridio presente nel campione di Alvarez superava di trecento volte i livelli normali. […] Le analisi effettuate su altri campioni – provenienti da Danimarca, Spagna, Francia, Nuova Zelanda, Antartide – mostrarono che il deposito di iridio era un fenomeno che interessava tutto il mondo, ed era enormemente alto dappertutto. […] È chiaro che un picco così straordinario doveva essere stato prodotto da un evento improvviso e di portata enorme, probabilmente un evento catastrofico. Dopo lunghe riflessioni, gli Alvarez (Luis e Walter) ginusero alla conclusione che la spiegazione più plausibile (almeno per quanto li riguardava) fosse che la Terra era stata colpita da un asteroide o da una cometa.
Alla fine ci sono andato
Per arrivarci bisogna imboccare la SR 298 in direzione Scheggia (lasciando Gubbio alle spalle). Il sito si trova a circa 1,7 km dal centro di Gubbio.
- dov’è caduto il meteorite?
- quali erano le sue dimensioni?
- possiamo prevedere un evento simile in futuro?