Il sistema periodico
In questi giorni di totale confusione sociale, politica e professionale, mi sono armato degli unici strumenti che mi trasmettono equilibrio e fermezza: i libri. In particolare, sto leggendo “Il sistema periodico” di Primo Levi. È una sorta di autobiografia divisa in ventuno capitoli che prendono il nome da ventuno elementi chimici (idrogeno, mercurio, azoto…). In tutto non raggiunge nemmeno duecento pagine, ma questa misura è più che sufficiente per lasciarti qualcosa dentro e addosso, a volte piacevoli brividi, altre volte ansia, sgomento, felicità, sorpresa, e non in questo ordine.
Levi non ripete cose già argomentate nel suo celebre “Se questo è un uomo” (titolo che dovrebbe già appartenere alla tua libreria e alla tua memoria), ma scrive, piuttosto, di speranze e fallimenti professionali, gratificazioni, fatiche, difficoltà nel trovare un impiego a causa delle proprie origini, difficoltà del mestiere di scrivere e anche del mestiere di vivere. Tutti temi che in questi giorni risuonano con preoccupante potenza.
Il fatto è che gran parte di quello che accade oggi è già ben raccontato nei libri di ieri. Pure ben documentato. Magari in forme diverse, ma non serve uno sforzo esagerato per proiettare i fatti del passato nel nostro presente, per prevenire, curare, crescere. Analogie, tutto qua. Tra quello che è accaduto e quello che accade.
Un libro che spiega il mondo
Nel libro “Il sistema periodico” si incontrano molte delle situazioni in cui possiamo riconoscerci (proiettare). È una sensazione che ho già assaporato leggendo “David Copperfield” di Charles Dickens e “Stoner” di John Williams: in entrambi i casi, il protagonista del romanzo si imbatte in persone, difficoltà e situazioni che prima o poi nella vita capitano a tutti, seppur in diversa misura e drammaticità. La differenza tra i due romanzi appena citati e “Il sistema periodico” è che in quest’ultimo caso, il protagonista, è lo scrittore stesso, non un personaggio di fantasia.
Analogie, dicevo. Ora non dico che tornerà il fascismo. No. Sto semplicemente proiettando. E “Il sistema periodico” parla di amicizie, timidezza, curiosità, razzismo, lavoro, scrittura, vittorie e sconfitte. Come faccio a non proiettare? Ecco perché di libri mi armo. Penso mi salveranno. Lo penso sul serio.
Lascio qui l’ultimo paragrafo del capitolo “Zinco”. Qui Levi ha appena commesso un pasticcio nel laboratorio di chimica, errore che tuttavia gli dà la forza di farsi avanti con una persona. Lui, timidissimo e deluso da un esperimento mal riuscito, trova il coraggio e la voglio di sognare mentre tutt’intorno il mondo sembra bruciare. Questo paragrafo conclude un capitolo in cui si parla di studio e fatica, delusioni e difficoltà, poi sul finale, ecco queste ultime frasi che aprono il cuore.
“Così il mio solfato di zinco finì malamente di concentrarsi, e si ridusse ad una polverina bianca che esalò in nuvole soffocanti tutto o quasi il suo acido solforico. Lo abbandonai al suo destino, e proposi a Rita di accompagnarla a casa. Era buio, e la casa non era vicina. Lo scopo che mi ero proposto era obiettivamente modesto, ma a me pareva di un’audacia senza pari: esitai per metà del percorso, e mi sentivo sui carboni ardenti, ed ubriacavo me stesso e lei con discorsi trafelati e sconnessi. Infine, tremando per l’emozione, infilai il mio braccio sotto il suo. Rita non si sottrasse, e neppure ricambiò la stretta: ma io regolai il mio passo sul suo, e mi sentivo ilare e vittorioso. Mi pareva di aver vinto una battaglia, piccola ma decisiva, contro il buio, il vuoto, e gli anni nemici che sopravvenivano”.