Un libro sulle mappe

Ho letto un libro che racconta storie pazzesche. Precisamente: storie sulle mappe, da quelle custodite nella Grande Biblioteca di Alessandria (fondata intorno al 330 avanti Cristo, quando ancora la Terra veniva raffigurata come un disco circondato dalle acque) a Google Maps, per intenderci.

Scrivo questo post perché leggendo Sulle Mappe di Simon Garfield ho scoperto di persone straordinarie ed imprese ancora più straordinarie. Persone che hanno dedicato la vita per trasportare su carta una certa idea di mondo. Persone anche bizzarre, a volta, ma spesso caratterizzate da un’intelligenza devastante. Mi spiego con un esempio: nella prefazione del libro si legge dell’impresa mostruosa di Claudio Tolomeo, astronomo e cartografo vissuto 100 anni dopo Cristo. In quel periodo non esistevano grandi strumenti di misurazione, e nutro qualche dubbio sulla loro precisione. Su Wikipedia leggo che

la più antica barra di misurazione conservata è una barra in lega di rame che risale al c. 2650 a.C.

Una barra è la cosa più simile ad un righello che si potesse avere nell’antichità. Quindi Tolomeo doveva cavarsela con poco, niente sistema metrico, niente calcolatrice ma solo qualche attrezzo più che approssimativo, e nonostante questo è riuscito a

tracciare le linee dei Tropici e l’Equatore in corrispondenza della traiettoria compiuta dai pianeti nel cielo, basandosi sulla luce di un’eclisse lunare per calcolare con la migliore approssimazione possibile la distanza tra est e ovest. E fu sempre Tolomeo a fissare il nord sul lato superiore delle carte, là dove l’asta indicava una stella solitaria che restava immobile nel cielo notturno.

Ma ti rendi conto di cosa è stato capace? Provo a ripeterlo con altre parole: s’è messo ad osservare le stelle, la luna e i pianeti – a occhio nudo – con l’ambizione di disegnare una mappa. E il risultato era anche straordinariamente preciso se pensiamo ai limiti tecnici dell’epoca.

Questo genere di cose mi mandano fuori di testa. Sul serio. A malapena riesco a trovare il Nord e a disegnare la piantina di casa mia, e Tolomeo, basandosi su una cavolo di eclisse, ha capito la geometria del mondo conosciuto. E mica finisce qui. Il cartografo ha infatti scritto l’Almagesto,

un autorevole trattato di astronomia e matematica che spiegava in modo dettagliato i moti dei corpi celesti, e presentava un modello multistrato della posizione della Terra nel cosmo.

E mica s’è fermato qui, ha scritto anche la Geografia, cioè 

un’interpretazione del mondo suddivisa in due parti: la prima espone la metodologia di Tolomeo, la seconda un lungo elenco di nomi di città e altri luoghi, ciascuno con le proprie coordinate. Se le mappe di un moderno atlante fossero descritte, anziché disegnate, non sarebbero poi molto diverse dal lavoro di Tolomeo, un’impresa complicata ed estenuante, basata su quello che oggi sembrerebbe un reticolo di meridiani e paralleli di una semplicità estrema. Nel settimo libro della sua Geografia (in tutto erano otto), Tolomeo fornisce descrizioni dettagliate per creare non solo una carta generale del mondo, ma anche per dividerla in ventisei mappe di aree più piccole.

Capisci che qui stiamo parlando di una persona “superiore”? Nei cliché di oggi individuiamo in Albert Einstein una figura più che intelligente, ma di Claudio Tolomeo non ne vogliamo parlare?

Ecco, in questo libro si scoprono storie di persone straordinarie, curiosità anche bizzarre sulla progettazione delle mappe, e manie, follie, persino misteri mai risolti. Il tutto è scritto con brio e accuratezza. Simon Garfield in quest’opera si è davvero superato. Se il tema ti affascina, questo libro fa al caso tuo.