Settembre 2019: impegni, buoni propositi e poesia

Per me settembre comincia oggi, di domenica. Sarà un mese pieno di impegni e buoni propositi, anche se come inizio non è proprio stellare: un progetto che non decollerà e un altro che si è concluso malino tendono a frenare il mio entusiasmo; ma questo fa parte del lavoro, e io sono ottimista fino alla nausea. Con lo stesso coraggio con cui nella frase precedente ho inserito una “e” dopo la virgola e un “ma” dopo il punto e virgola (cose bellissime che ho approfondito nel libro “Questione di virgole”) mi preparo all’imminente Gran Premio di MotoGP (quello di Misano, che per me è il GP di casa), alle lezioni da preparare per Copy42 e Cescot Rimini, e agli eventi in cui parlerò nel prossimo mese, tra questi:

  • Copy42 Job;
  • Hospitality Day;
  • Cavalieri Digitali;
  • Social Media Strategies.

Altri sono in cantiere, spero di poterne parlare al più presto.

Ho voglia di fare e rifare, guastare e migliorare, cominciando dal mio sito web, sempre qui tutto solo soletto ad aspettare un aggiornamento (ecco il primo dei buoni propositi). C’è una pila di libri che mi guarda e mi chiede “oh, ma sti libri, te li leggi o no?”, e c’è anche il mio in progress. Un libro mio, sì, sul serio.

Ad ogni modo, i titoli che ho sul comodino sono:

  • Peste e corna, di Massimo Roscia;
  • L’atlante delle parole, di Diego Fontana;
  • Regimi di verità, di Andrea Fontana;
  • Book of ideas, di Radim Malinic.

Sarà l’aria fresca di settembre, o gli spot dei panettoni che hanno già invaso la rete, ma in queste settimane bisogna spingere di più sull’acceleratore, soprattutto perché per me, come dicevo, il mese inizia oggi.

La poesia

E c’è una cosa che mi tormenta da giorni, una poesia di J. L. Borges, stupenda. Mi tormenta dal momento in cui l’ho letta la prima volta, il 2 settembre, in un caldo pomeriggio piegato dal sole di Santorini. Ricordo perfettamente quel momento perché ci son rimasto quasi folgorato, davvero. E in effetti è stato così. Scrivo queste ultime righe perché da quel 2 settembre l’ho riletta ogni giorno, scovando nuovi significati ogni volta; vai a capire perché. Non è una cosa che mi accade così frequentemente. La riporto qui con quella gioia che si prova nel condividere qualcosa di meraviglioso appena scoperto; tipo un trucchetto di Facebook, o qualcosa del genere, solo più profondo e romantico. Si intitola “Le cose”, eccola.

Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da gioco e la scacchiera,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d’una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un’aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno piú in là del nostro oblio;
non sapranno mai che ce ne siamo andati.

[traduzione di F. Tentori Montalto].