I leader di mercato non servono più
L’espressione “azienda leader di mercato” è molto diffusa nei testi di presentazione di molte PMI. Talmente diffusa che noi comuni consumatori siamo circondati da leader di mercato. Dall’eCommerce specializzato in prodotti per il bagno al mobilificio fuori città, sono tutti leader a loro dire.
Di sicuro questa definizione risulta piuttosto attempata e non specifica più un vero valore aggiunto che possa far leva nel processo decisionale di acquisto.
Le aziende leader, sono davvero leader?
Se affermate di essere leader di mercato è innanzitutto importante precisare “di quale mercato” ed è inoltre fondamentale essere sicuri di essere davvero leader.
Per definizione,
“un’azienda è leader quando detiene la maggior quota di mercato per un dato prodotto o servizio.”
Quando lo dite dovete essere davvero sicuri di esserlo, e possibilmente dovreste avere le prove. Nel caso non le abbiate e non possedete nemmeno un metro obiettivo per poter misurare la vostra grandezza, è meglio tacere, o magari dire altro.
I mezzi-leader
Molte aziende timorose di definirsi superiori ai propri competitor ma allo stesso tempo volenterose di sentirsi grandi, affermano di essere co-leader di mercato. Si tratta di un escamotage per non gridare troppo forte ma allo stesso tempo non crea una vera differenziazione e, inoltre, attiva nella mente del pubblico il pensiero che ci possano essere altre aziende alle quali rivolgersi.
Lo stesso vale nel caso di chi acclama di essere “tra le prime aziende nazionali” o “tra le più influenti aziende al mondo” o ancora “tra le migliori aziende europee”, perché sta sempre dicendo che esistono altri brand allo stesso livello.
Se tu, copywriter, vieni obbligato dal tuo cliente o dal tuo capo a scrivere che l’azienda in questione è leader di mercato, arricchisci il testo, la comunicazione e il posizionamento specificando almeno qualche numero: “siamo tra le prime tre aziende italiane nel mercato dell’arredo”. Ecco, è già meglio, ma non ancora perfetto.
Ma non è finita qui: spesso si incontra anche l’espressione “la nostra mission è diventare leader del mercato”. Questa frase significa tante cose, come:
- non siete dei leader;
- non avete un posizionamento preciso;
- siete piccolissimi;
- non avete idea della competitività del mercato;
- siete (troppo) ambiziosi.
Quindi, questa cosa dei leader di mercato, lasciatela da parte. Piuttosto, fate come Tesla Motors, che è realmente un leader di mercato ma non lo dice. La sua headline acclama “L’auto elettrica con la migliore autonomia”.
Ecco, questo va bene, perché è un’affermazione veritiera. Ricordatevi sempre di essere onesti con il vostro pubblico.
Un approfondimento sociologico: Leadershit
Ad avere poco senso, oggi, è anche la stessa definizione di leader. Il termine evoca qualcosa di gerarchico, titanico e di anti-etico. Le vignette che girano in rete dove vengono messi a confronto un boss e un leader sono fasulle e inutili.
In realtà non esiste una differenza tra un termine e l’altro. Ovvero, non è importante distinguere tra un capo che “sfrutta” e uno che “coltiva”, è molto più rilevante, oggi, abbandonare i vecchi approcci fondati sulla pressione quotidiana del profitto ad ogni costo, ed elevarsi al dialogo e alla condivisione di una filosofia comune. Una vera filosofia del lavoro.
Trovo illuminante, su questo tema, il saggio Leadershit (titolo bellissimo) di Andrea Vitullo, che racconta un approccio in cui la figura del leader scompare lasciando il posto ad una dimensione etica e filosofica, determinante per il business di un’azienda.
Si tratta di un breve saggio, un piccolo manuale di rara intensità che dovrebbe trovarsi sulla scrivania di ogni ufficio e ogni posto di lavoro in genere.
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