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Anche i cursori hanno un nome

A volte non riesco a scrivere nulla. Nemmeno una frase, nemmeno un tweet. Ci sono momenti in cui vorrei scrivere anche parole a caso, per il semplice gesto di pigiare i polpastrelli sulla tastiera e trovare rifugio in un qualche sentiero ricamato dentro un racconto, una storia, o anche un semplice post.

Il cursore se ne sta immobile sul foglio bianco e non si sposta di un millimetro. Mi annoio e trovo un senso romantico anche in quel segmento digitale condannato ad un legame inscindibile con il mouse. Mi piacerebbe sapere come si chiama. Svolgo una ricerca sui nomi dei cursori, sono convinto che debbano avere denominazioni diverse, un po’ come gli alberi: ci sono gli olmi e i pioppi, i pini e le sequoie, eccetera.

E in effetti è proprio così. Ci metto poco a trovare un elenco ben fornito che li nomina uno ad uno. Li osservo velocemente e scopro che hanno nomi orribili, tristissimi. Quello che mi interessa, quel segmento verticale che appare sui fogli di testo, si chiama xterm. E basta.

Già, tutto qui. Poi la gente si illude di trovare un po’ di romanticismo, eleganza e filosofia anche solo in un nome. E questo di bello non ha nulla, nemmeno il suono. Forse è utile, facile da ricordare per uno sviluppatore. O almeno glielo auguro, altrimenti sai che fregatura.

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