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L'orchestra meteo

Fuori c’è un temporale così musicale che ho spento Spotify e alzato il volume del cielo. È un concerto di tuoni e pioggia che precipita e sbatte sui tetti e sul cemento, con le gocce più gravi che scolano dalle grondaie e quelle acute che non incontrano nulla nel loro cadere sino al momento esatto in cui si schiantano sull’asfalto, e in quell’istante – perché di un attimo appena si tratta – eseguono la loro nota. Una sola nota prima di esplodere e tramutarsi in corsi d’acqua e pozzanghere su cui altre gocce compongono accompagnamenti sofisticati. Ci sono i fiati e ci sono gli archi, gli ottoni e i cantanti, tuoni e scoppi dentro agli stomachi delle nuvole color piombo, tutti ben vestiti da spettri e senza vibrato. Il vento e l’intensità del temporale impongono la dinamica e a pensare a quale direttore possa avere il genio, la capacità e la fantasia di mettere in piedi un’orchestra del genere viene sempre da pensare ad un solo nome, che solitamente si scrive con l’iniziale maiuscola.

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