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Anime secche e foglie d'autunno

Tardano a cadere. A morire. Ci sono ancora le zanzare, che c’hanno addosso la cattiveria di chi non s’arrende nemmeno davanti all’evidenza. Che si muore, e si cade. Davanti ad una tragedia che non avviene mai per colpa di nessuno. Capita e basta. Un po’ come la sfortuna. Pensa a questo, l’uomo seduto nel piccolo parco di aceri, mentre si gratta il polso dove è appena stato morso. Stringe una sigaretta accesa tra le labbra, tenendo gli occhi semiaperti per proteggersi dal fumo e dal bruciore. La panchina umida e sgangherata è più sola di lui in quel cerchio di erbacce che contrastano per una manciata di metri quadrati il cemento color piombo dell’ospedale. Le persone a cui teniamo muoiono inesorabilmente prima delle foglie degli aceri. Muoiono prima anche delle zanzare. Senza mai togliersi la sigaretta dalle labbra l’uomo sfoglia il libro che custodisce senza segreto sulle ginocchia, scorre le pagine sino ad arrivare ad una frase sottolineata più volte:

le foto durano sempre più di noi, buffa cosa chiamarle istantanee.

Sfoglia ancora qualche pagina, fino ad un’altra frase cerchiata un paio di volte con una matita a punta grossa, male appuntita: visitare un malato è gesto nobile, stargli vicino è un’altra cosa. Richiude il libro, finisce la sigaretta e resta seduto su quella panchina come se stesse aspettando qualcuno. È autunno e le foglie non cadono, sembrano incazzate più delle zanzare.

Citazioni di Stefano Benni – La traccia dell’Angelo, Sellerio Editore © 2011.

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