Michele
Disegna con il cacao, Michele. Ha 8 anni e sa disegnare con il cacao su tele bianche fatte di latte. I frequentatori assidui del bar dicono che è completamente matto, talmente fuori di testa da essere un genio in qualcosa di impossibile. Gli anziani, dall’alto della loro saggezza conquistata con migliaia di partite a carte, seduti negli stretti storti sgangherati tavolini di plastica del Circolo Kappa, dicono semplicemente – lui si fa i cazzi suoi; poi con decisione avvicinano le carte al petto, inclinano il mento verso il basso, e con le pupille scavalcano le lenti degli occhiali per inquadrare la zona del bancone in cui Michele versa sottili linee di cacao sul cappuccino fumante che Franco ha appena creato. Creato, perché il cappuccino, dice Franco, è un’opera d’arte di estrema difficoltà tecnica. Insomma Michele deve stare in punta di piedi, non è colpa del suo metro e venti di statura, quello no, è una questione di concentrazione dice lui. Tutto qui, quando qualcuno gli chiede questa storia dello stare in punta di piedi, in casi estremamente fortuiti Michele risponde semplicemente “così mi concentro”, senza aggiungere altro. Ma più frequentemente risponde con un “sssshhhh”. A volte è l’unico suono che gli si sente udire per giorni. Ssssshhhh.
Anche il Dr. Merli, il logopedista, tentò di capire quella faccenda dei disegni con il cacao. E dopo trenta cappuccini con dipinto, tra i quali apprezzò particolarmente quello con il ritratto di Roberto Baggio, diagnosticò sul retro dello scontrino del bar una particolare forma di autismo aggravata da problemi di dislessia e, forse, schizofrenia. Consigliò anche visite specifiche per l’udito e il parere di uno psicologo per l’infanzia. In basso, accanto ad una macchia di latte, scrisse con grafia incerta il nome Morelli.
Quindi è pazzo. Pensò Franco. No, lui si fa solo i cazzi suoi. Risposero gli anziani dall’alto della loro saggezza conquistata con centinaia di vittorie di briscola e rubamazzo fra i tavoli, dieci, del Circolo Kappa.
Illustrazione di Nicolò Rigobello
Testo di Davide Bertozzi, tratto dalle bozze di Lara Loire.
Autismo, schizofrenia…il problema è che ogni patologia psichica è molto più difficile da diagnosticare. Quasi come fosse un mantello invisibile del quale si sente solo il fruscio. Michele ha una dote, forse data da una patologia medico-psichiatrica..forse. Perchè, forse, quel logopedista non c’aveva capito nulla, forse Michele era solo un bambino un po’ introverso con la vena artistica nel sangue. E se avessero ragione gli anziani dall’alto della loro saggezza conquistata dopo centinaia di vittorie a briscola e rubamazzo?
Di certo il tema non è dei più semplici, staremo a vedere cosa ci tirerai fuori Dado!
Che bel commento Giulia 🙂
si, non è un argomento semplice da trattare… poi nel corso del libro si scopre se c’è davvero un problema clinico o se hanno invece ragione gli anziani…Ci sto dando l’anima in Lara Loire, spero di riuscire a fare un bel lavoro. 🙂
Mozza il fiato.
Prima di leggerti stavo mangiando un panino, il mio pranzo. Mi rendo conto ora che mentre leggevo non ho dato neanche un solo morso.
Mi piace.
grazie, davvero, troppo gentile 🙂
poi però il panino l’hai mangiato, spero…
Ho recuperato, si. 😀
L’attesa del piacere è essa stessa piacere, dicono, e mangiare è senza dubbio uno dei piaceri che prediligo concedermi. 😉
nella mia immaginazione, il bimbo aveva semplicemente capito tutto della vita e non voleva mischiarsi alla mediocrità 🙂